Eatlery, anche a Milano

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Ieri anche a Milano abbiamo manifestato davanti a Eataly, in solidarietà ai lavoratori e alla lavoratrici di Eataly Firenze che in questi due giorni scioperano contro i licenziamenti repentini e immotivati degli ultimi mesi.

Non ci lasciamo ingannare dal capitalismo “dal volto buono” dello squalo Farinetti!

Se sei interessat* a maggiori informazioni o a metterti in contatto con noi scrivi aEpicentri Precari – sportello atipico di mutuo soccorso precario: rimake@autistici.org

 

Sciopero a Eataly, 30 e 31 agosto

eatleryPubblichiamo il comunicato di lavoratrici e lavoratori di Eataly di Firenze, che rispondono al loro “licenziamento” con uno sciopero il 30 e 31 agosto

Abbiamo deciso di scrivere queste righe, da dipendenti di Eataly, conseguentemente alla notizia del nostro “licenziamento”, o, più formalmente, al non rinnovo del contratto. Andando con ordine, vorremmo cominciare sottolineando tre punti molto forti tratti dal Manifesto dell’Armonia di Eataly:
“2. il primo modo per stare in armonia con le persone è saper ascoltare cercando spunti per cambiare o migliorare le proprie idee.
7. il denaro può allontanare dall’armonia. Bisogna avere sempre ben presente che il denaro è un mezzo e non un fine. Deve essere meritato.
9. l’armonia con le cose si ottiene ben sapendo che le cose sono di gran lunga meno importanti delle persone. Molto importante è invece la natura. Il primo modo per esserne in armonia è rispettarla.”

Frasi semplici alla comprensione: le persone sono importanti, vanno sapute ascoltare, il denaro non è che un mezzo.
Lasciando per ultimo il tema “monetario” ci chiediamo se le parole, queste parole, abbiano un senso. Eataly Firenze non ha mai conosciuto un’assemblea aziendale, mai e sotto nessuna forma. L’ultima volta che siamo stati tutte e tutti nella stessa stanza è stato il primo giorno di lavoro. Ricordiamo come siamo stati informati, tra una nozione di sicurezza antincendio e una di normative Haccp, del fatto che, appena possibile, avremmo avuto anche la possibilità di darci una rappresentanza sindacale. Ma se non sono previste assemblee aziendali, figuriamoci assemblee sindacali!
Eppure, di motivi per riunirci, l’azienda ne avrebbe in quantità: informarci dei cambiamenti in atto, renderci partecipi delle scelte riguardarti il personale, comunicarci anche sinteticamente il progetto dell’azienda…

Non è normale infatti che un azienda, un’azienda fiorente ed in piena espansione, conti all’inaugurazione oltre 120 dipendenti e che, a meno di un anno dall’apertura, ne conti la metà. Su questo drastico taglio nessuna spiegazione è stata data a noi lavoratori. Né sui motivi per cui si debba venire a sapere dei turni settimanali con sole 24 ore di preavviso, né su tanti altri cambiamenti che si sono susseguiti da quel 14 Dicembre 2013 ad oggi.
Eppure siamo persone, e dovremmo, secondo la filosofia dell’azienda, essere importanti. Di gran lunga più importanti delle cose. E meno importanti delle cose, ci verrebbe da dedurre, sono i soldi… in fondo, sono solo un mezzo.

Però la realtà non sta affatto così: noi siamo solo soldi, numeri, voci di spesa. Nessuno ci ha mai considerato davvero persone, ma ingranaggi da inserire nel “modello Eataly”, un modello basato sulla grande distribuzione di prodotti alimentari, una macchina in crescita che non può incepparsi sugli individui.
Ed è qui che arriva il discorso monetario. Eataly prevede nuove aperture a Piacenza, Verona e Trieste. E poi Londra, Mosca, San Paolo… insomma, parrebbe che quel che si dice sulla nostra azienda sia vero. Perché si parla di Eataly come di un’azienda modello, che cresce mediamente nel fatturato di oltre il 33%, un’azienda “che vince tutte le sfide”, per citare i giornali. Ma vogliamo proprio prendere le parole rilasciate dal nostro datore di lavoro, Oscar Farinetti: “Eataly fattura in Italia 100 milioni di Euro. Prevediamo di arrivare a 200 milioni nel 2014.”
L’ottimismo è il profumo della vita!

Ma allora perché il negozio di Firenze è aperto meno di un anno fa con più di 120 dipendenti, ora ne conta solo una sessantina? Perché si sta contraendo sempre di più il personale, costringendo talvolta a turni estenuanti i colleghi che si trovano a dover coprire il lavoro (che non manca!) dei dipendenti espulsi, mentre in altri reparti non si concede un’ora di straordinario neanche a chi la richiede?
Solo nell’ultimo mese accanto al nome di oltre 13 dipendenti è stato scritto “OUT”. 13 persone sono state lasciate, senza troppi fronzoli, senza lavoro.
Abbiamo il diritto di sapere in che direzione va la nostra azienda, ce lo abbiamo in quanto dipendenti, ma ancora di più ce lo abbiamo se vediamo negato il nostro diritto di lavorare. Purtroppo alle continue richieste l’azienda ha sempre risposto freddamente e duramente, rifiutandosi non solo di convocare un’assemblea aperta a tutte e tutti i dipendenti così da avere risposte sul nostro futuro e, magari, potere anche dire la nostra, ma per di più la notizia del mancato rinnovo ci è stata fatta pervenire tramite i responsabili di reparto.

Quale serietà dimostra la dirigenza di Eataly rifiutandosi di incontrare i dipendenti che decide di licenziare?

Per tutto ciò abbiamo deciso di convocare uno sciopero per le giornate di Sabato e Domenica 30 e 31 Agosto, per richiedere il ripristino delle condizioni di una sana relazione tra azienda e lavoratori, tramite una rappresentanza sindacale che possa evidenziare le numerose problematiche riguardanti le condizioni di lavoro e l’organizzazione dei turni, e soprattutto per difendere il diritto ad un lavoro che sia dignitoso.

L’arte di arrangiarsi – chiusura

moonCome ultimo film per la rassegna agostana dedicata ai film fatti con (relativamente) pochi soldi, eppure ricchi di effetti speciali, poi riusciti a diventare egualmente pietre miliari del cinema, abbiamo scelto un film contemporaneo; opera prima di un regista ( precedentemente conosciuto solo perchè figlio di David Bowie) che ha fatto tesoro delle lezioni impartite dai suoi predecessori, esordendo con un lungometraggio di notevole fattura.

MOON di Duncan Jones (Inghilterra;2009)
Prendete 2001: Odiessea nello spazio (1968), Solaris (1972), Alien (1979), Atmosfera zero(1981), tutti film che Duncan Jones ha guardato e riguardato da giovane, mischiateli insieme, adattateli ad un budget decisamente proibitivo per mettere in piedi un film che necessita di molti effetti speciali ( solo cinque milioni di dollari; solo si fa per dire) e otterrete Moon, un film di psico-fantascienza pluripremiato e lodato. Un film registicamente, scenograficamente ed “effettisticamente” misurato, che fa leva sul pubblico grazie ad una storia ben studiata , avvincente dal primo all’ultimo fotogramma, e ben costruita attorno all’unico attore presente (Sam Rockwell ) . Poi c’è chi dice che Jones: “Ha semplicemente scopiazzato!”.

Eppure anche oggi si può fare tesoro delle lezioni di John Carpenter; Peter Jackson; George Miller; Roger Corman e company… ed in un mondo cinematografico che propone film costosissimi basati solo sulla saturazione visiva data da effetti speciali a tutto spiano, senza soluzione di continuità (riducendo ad aspetti secondari la storia e la capacità interpretativa degli attori) , Moon ricorda che si può fare un film di fantascienza con pochi soldi, che esalti la fantasia, bello esteticamente e forte narrativamente.

(Film in Italiano; ingresso gratuito).

L’arte di arrangiarsi: cinema d’agosto a Ri-make

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Il collettivo cinema di Ri-make presenta un breve ciclo agostano intitolato “L’arte di arrangiarsi:il cinema con pochi mezzi”. Il programma lo vedete nella locandina.
Qui sotto il comunicato del collettivo cinema che spiega il progetto all’interno dello spazio recuperato e invita a partecipare….

Chiunque in questi ultimi anni abbia scelto un’occupazione nell’ambito cinematografico, o per qualsiasi ragione di operare al suo interno o sia semplicemente consapevole di cosa significhi farne parte, è anche a conoscenza delle criticità strutturali che lo affliggono: il ristagno produttivo, l’estrema difficoltà nel reperimento di finanziamenti per la produzione e di canali per la distribuzione (soprattutto per quanto riguarda la cinematografia indipendente), il corporativismo delle categorie professionali, la precarietà cronica degli impieghi.

Ad una serie di questioni connesse al mondo del cinema come industria e mercato del lavoro, si lega inoltre un non indifferente fattore culturale, dato dalla sistematica standardizzazione delle produzioni, vincolate indissolubilmente alle esigenze del mercato e del cosiddetto “spettatore medio”, che rendono impossibile la trasmissione di contenuti e linguaggi estranei a determinati parametri e tarpano le ali al dibattito culturale e politico che si era riusciti a creare in passato intorno al mezzo cinematografico come veicolo di storie, idee, sperimentazioni linguistiche e critica sociale. Inutile specificare come le suddette dinamiche dominino l’industria cinematografica quanto quella televisiva e le più svariate forme della comunicazione audiovisiva in generale.

La formazione all’interno dello spazio di Ri-Make di un collettivo che si occupi specificatamente di cinema e linguaggi audiovisivi nasce dall’esigenza di poter operare in un contesto politico e culturale in cui sia possibile affrontare queste discipline secondo una modalità condivisa, autogestita e libera, accessibile a chiunque ne sia desideroso, con l’obbiettivo di proporre un’alternativa sul fronte produttivo e culturale alle logiche del cinema e della comunicazione audiovisiva istituzionali.

In termini pratici il progetto cinematografico si struttura in tre punti:

l’organizzazione a Ri-Make di una serie di proiezioni tematiche;
la creazione di un gruppo di autoproduzione cinematografica dedicato alla realizzazione di film, documentari ecc., che provi anche a riflettere su cosa significhi opporsi al modello produttivo vigente;
la creazione di un laboratorio di autoformazione per l’apprendimento degli elementi di base, da un punto di vista teorico e pratico, del linguaggio cinematografico e audiovisivo da utilizzare anche come terreno di confronto e discussione sull’argomento.

I tre progetti sono legati alle prospettive e ai temi di cui si occupano i collettivi di Ri-Make e in senso più ampio i soggetti che collaborano nello spazio: in questa prima fase è stato scelto di inaugurare le rassegne tematiche con un ciclo di proiezioni sul tema del lavoro e parallelamente un altro sulla nascita e lo sviluppo del cinema indipendente; fra le prime autoproduzioni è in fase di discussione un documentario sulla Ri-Maflow, la fabbrica a Trezzano sul Naviglio occupata dagli operai dopo la chiusura, che da più di un anno sta sperimentando forme di autogestione e autoreddito e che sta fornendo supporto alle iniziative di Ri-Make. Inoltre sono in progetto una serie di videoinchieste legate al progetto di Epicentri Precari, lo strumento con il quale il collettivo propone una narrazione del mondo del lavoro dal punto di vista dei soggetti che ne sono coinvolti e con i quali si intende creare un terreno di confronto, formazione e sostegno alle lotte nei più vari ambiti: studenti e studentesse lavoratori/lavoratrici, migranti, donne, lavoratori del settore manifatturiero, lavoratori precari in genere ecc…

Con questo comunicato, proviamo a condividere un progetto all’interno di Ri-Make aperto a chiunque desideri partecipare come fruitore delle iniziative del collettivo cinematografico o costruirle insieme. Il collettivo cinematografico si riunisce tutti i giovedì alle 18, ed è aperto alle proposte e alla partecipazione attiva di tutti/e.