Persone prima dei confini: 1/9 Ri-Make – 4/9 Supporto Diretto

11952717_1614922005427869_3289745924779398334_o

Il 24 agosto scorso si è riversata in strada la protesta dei rifugiati che si trovano nel centro polifunzionale della Croce Rossa di Bresso.
Una struttura nata per smistare i migranti in transito in Lombardia, che in breve tempo si è trasformata in un vero e proprio centro di accoglienza, in cui le persone sono confinate per mesi.
La protesta ha messo in luce come la situazione non sia più sostenibile. Da un lato, infatti, i richiedenti asilo denunciano l’inadeguatezza della struttura, che li costringe a vivere ammassati in otto in ciascuna tenda, esposti al sole dell’estate, al freddo dell’inverno e alla pioggia che si infiltra costantemente.
A questa situazione lesiva della dignità umana si affianca l’inefficacia di una macchina dell’accoglienza, che lascia in attesa i richiedenti asilo per diversi mesi, senza che questi ricevano informazioni sul proprio futuro e adeguato sostegno legale.

Già da tempo assistiamo alla diffusione di false informazioni su questo campo da parte della stampa ufficiale e da organizzazioni razziste come la Lega Nord, il tutto a creare un clima di ostilità e rifiuto, mentre diritti fondamentali e la dignità umana vengono fortemente violati.

Già in passato iniziative di contrasto a tutto ciò hanno dimostrato che una solidarietà attiva è possibile.

In questi giorni abbiamo avuto la possibilità di confrontarci direttamente con i ragazzi del centro e abbiamo deciso di dare spazio alle difficoltà e ai bisogni che stanno emergendo, costruendo delle iniziative pubbliche.

In seguito alle proteste la Croce Rossa ha comunicato ai ragazzi che il 10 settembre arriveranno “certezze” sulla regolarizzazione dei loro documenti e sulla possibilità di ricevere un permesso di soggiorno temporaneo, con il quale potrebbero intraprendere un’attività lavorativa.

Quindi insieme a chi vive il campo il 4 settembre nei pressi del centro vogliamo costruire un incontro pubblico di discussione e una cena solidale: un momento convivialità, controinformazione, supporto diretto e legale, facendo pressione su chi deve delle risposte.

L’1 settembre chiamiamo tutti e tutte a partecipare a un’assemblea a Ri-Make (via Astesani 47 – MM3 Affori FN) h 19/21 per discutere di tutto questo e organizzare con tutte le persone e le realtà che vorranno partecipare a questo momento di supporto.

1 SETTEMBRE: h 19 ASSEMBLEA ORGANIZZATIVA A RI-MAKE

4 SETTEMBRE: h 19 INCONTRO + CENA NEI PRESSI DEL CAMPO DELLA CROCE ROSSA DI BRESSO

Invitiamo tutti e tutte a partecipare a una raccolta materiali di prima necessità.
Portate all’incontro: vestiti, cibo, libri scolastici per l’italiano.

PEOPLE BEFORE BORDERS!

Ri-Make – Communia

Collettivo 20092

BAM – Bresso a Misura di

Unione degli Studenti – Sesto San Giovanni

Evento Facebook

A proposito dei migranti e dei rifugiati del campo di Bresso…

11882817_1537914173128680_1920441518195855230_oUna decina di attivisti/e di  Rimake / Communia Milano e del  Collettivo 20092 di Cinisello Balsamo sono stati stamattina a fare un sopralluogo nei pressi della Croce Rossa di Bresso, un’area militare adibita a campo per migranti e rifugiati, da dove ieri è partita la protesta per le condizioni del campo stesso, e che ha bloccato viale Fulvio Testi prima di essere violentemente repressa dalla polizia. Alcuni dei rifugiati erano oggi in giro a passeggio per la zona, e nonostante le prime diffidenze siamo riusciti a scambiare alcune chiacchiere con alcuni di loro.
600 sono in totale le persone stanziate in questo campo, in condizioni molto precarie: la pioggia arriva all’interno delle tensostrutture in cui lo spazio di vita di ciascuno e’ limitato alla propria brandina e niente di piu’. Ne’ vestiti ne’ cibo a sufficienza sono forniti, e chi se lo puo’ permettere si procura altro cibo e vestiti presso gli esercizi commerciali nei paraggi. Gli altri vanno avanto con gli abiti usurati. Da quel luogo i rifugiati, nell’impossibilita’ di accedere ad informazioni legali, sono tenuti in attesa da mesi e mesi (alcuni sono lì da un anno) della regolarizzazione della propria condizione, tramite documenti che ne attestino il diritto all’asilo politico o ad un permesso di soggiorno. Ma niente di tutto questo avviene, ed il clima è aggravato dalla presenza in zona di fascio-leghisti e razzisti, come quelli che hanno cosparso le mura del campo di scritte xenofobe o che hanno tentato di appendere all’ingresso uno striscione proprio in concomitanza con il nostro arrivo, ma hanno preferito a quel punto abbandonarlo a terra e svignarsela.
Alcuni dei rifugiati vengono da zone di guerra, altri da condizioni economiche che allo stesso modo mettono a rischio la vita di queste persone. Ma nel primo caso ai ragazzi viene suggerito all’interno del campo stesso di provare a scappare in qualche altro paese. Nel secondo caso sembra si stiano preparando i voli per riportare le persone nel paese di origine. In seguito alle proteste di ieri i ragazzi hanno ottenuto sicuramente un po’ di attenzione sulla loro situazione e sono stati contenti di sapere che qualcuno era dalla loro parte e la richiesta è stata che anche noi si manifesti insieme a loro se dovesse essere nuovamente necessario.
Abbiamo espresso la nostra solidarietà e fatto sapere ai ragazzi che queste situazioni si stanno verificando in tutta Italia da Lampedusa a Milano, da Bari a Ventimiglia, ma allo stesso modo in questi luoghi la solidarietà ai /alle migranti va avanti e cresce.
#WeAreNotGoingBack!
Oggi questo a Milano significa anche che non ci fermiamo qui ma che bisogna andare avanti.

Ventimiglia, pratiche sul confine

ventmigliaLo scorso fine settimana anche una comitiva di Ri-Make ha raggiunto il presidio permanente #NoBorder a Ventimiglia e partecipato all’assemblea pubblica sul piazzale della stazione, insieme a decine e decine di migranti e rifugiati/e e di persone e associazioni da diverse parti d’Italia e d’Europa. Il confine tra Italia e Francia è tracciato in questi mesi da una linea del colore: qualsiasi persona di pelle non bianca che tenta di passare in territorio francese, viene sottoposta al controllo dei documenti e rimandata in territorio italiano se priva. Da questa parte, i/le migranti e rifugiati/e sono abbandonati/e a se stessi/e senza possibilità di accedere ad informazioni e condizioni dignitose per risolvere la loro situazione. Dopo la violenza usata da parte della polizia italiana per la gestione di questo dramma umano, un presidio autogestito ha dato vita all’unica forma di supporto. Da Ri-Make abbiamo voluto consegnare una parte dei tanti materiali di prima necessità raccolti grazie a molti/e di voi durante la campagna solidale ‪#‎WelcomeRefugees‬. Il presidio intero ci ha accolto e raccontato molto. Al più presto pubblicheremo un articolo ed un video-documentario per raccontare piu’ a fondo. Proprio in queste ultime ore il presidio è sotto attacco. Tramite denunce e fogli di via si cerca di disperdere questo luogo, che evidentemente sta dando troppo risalto ad una situazione inaccettabile.
‪#‎WeAreNotGoingBack‬
‪#‎OpenTheBorders‬
La nostra Europa non ha confini, siamo tutti/e clandestini/e!
Qui sotto pubblichiamo il comunicato del presidio dopo la nottata

Ieri notte a Ventimiglia un centinaio di migranti è salito su un treno per attraversare in blocco il confine italo-francese. Molti di loro li avevamo conosciuti sabato in occasione dell’assemblea No Borders in stazione, durante la quale avevano avuto la possibilità di prendere parola ed esprimere la loro esasperazione per la situazione insostenibile in cui versano da mesi. Come prevedibile, il tentativo di attraversamento si è scontrato con i controlli costanti effettuati dalla gendarmerie a Menton-Garavan, la prima stazione oltreconfine. I migranti fermati hanno deliberatamente scelto di sfidare la chiusura della frontiera e rifiutato di scendere dal treno. Sono stati pertanto trascinati di peso sulle camionette per essere ricondotti alla postazione frontaliera francese di Ponte San Luigi, dove sono stati messi in container recintati ed è stata inoltrata alle autorità italiane una richiesta di riammissione sul proprio territorio.

Questa pratica è abituale per tutti i migranti sospettati di provenire dall’Italia e che vengono sorpresi in Francia dai rastrellamenti sistematici effettuati sui treni, sui bus, nelle stazioni e nelle città. Quelli che vengono riammessi sono trasferiti alla postazione frontaliera italiana e da lì riaccompagnati dalla Croce Rossa in stazione. Chi non viene riaccettato viene semplicemente rilasciato in Francia. È una prassi che non viene accompagnata da alcuna formalità giuridica e di cui l’ASGI ha già denunciato l’irregolarità. In entrambi i casi i migranti non hanno altra prospettiva che riprendere il loro viaggio, durante il quale continuano a essere fermati, riportati in frontiera e ripartire.

Questa triste giostra dell’assurdo è ben nota al movimento No Border, che ha sempre svolto operazioni di copwatching e supportato con la propria presenza i migranti internati nei container di Ponte San Luigi. Anche questa notte, appena saputo l’accaduto, una ventina di solidali si è mossa per portare sostegno ai migranti ed essere testimoni di quello che stava loro accadendo. Giunti sul posto abbiamo trovato i migranti che protestavano per il loro essere rinchiusi e stipati come bestiame in uno spazio transennato troppo stretto per così tante persone.

La gendarmerie francese ci ha subito allontanati, schierandosi tra noi e i migranti per impedire qualsiasi contatto. Nel modo più eloquente possibile hanno riproposto materialmente lo spazio della frontiera e ci hanno ricordato che “Every Cop is a Border”. I nostri cori e la battitura – da mesi simbolo della lotta migrante – hanno fatto da ponte di comunicazione tra noi e i ragazzi, in un gioco di risposte, cori e grida di entusiasmo reciproci. Dopo balli e sberleffi a una frontiera che non abbiamo alcuna ragione di rispettare, abbiamo invitato i passanti in transito a esprimere la loro solidarietà contro l’ineguaglianza all’accesso alla mobilità tornando indietro; molti di loro hanno acconsentito.

Nell’istante in cui la gendarmerie francese ha deciso di procedere ugualmente alla deportazione dei migranti in territorio italiano, gli attivisti No Border hanno reagito cercando di impedire il passaggio dei furgoni sedendosi e sdraiandosi sulla strada. A più riprese siamo stati spostati in malo modo, spintonati e insultati, e diversi di noi hanno riportato contusioni.

Mentre la polizia francese è stata udita definire questa ripetuta serie di respingimenti “infornate”, quella italiana prendeva in consegna i migranti negli uffici di frontiera domandando ai ragazzi “a quale razza di bestia appartenessero”. Dopo simili trattamenti i migranti sono stati caricati sui furgoni e riportati in stazione a Ventimiglia, dove però il centro della Croce Rossa rimane chiuso di notte. Sono stati quindi costretti a trovare una sistemazione precaria accampandosi sul piazzale. In risposta abbiamo subito portato latte e viveri ai migranti bloccati in stazione, confermandogli ancora una volta il nostro sostegno.

Nel frattempo, affatto scoraggiati dagli eventi, abbiamo continuato a fare resistenza passiva alla frontiera italo-francese, nel tentativo di bloccare il trasporto coatto dei migranti. Non appena abbiamo deciso di andarcene, polizia francese e polizia italiana schierate in assetto antisommossa ci hanno stretto attorniandoci dai due lati della frontiera, costringendoci successivamente a seguirli in caserma.

I 17 attivisti italiani fermati, oltre a una nottata alla centrale di polizia, hanno rimediato un’identificazione fotodattiloscopica e una notifica di denuncia per “invasione di terreni o edifici”, in merito alla contestata provenienza dal presidio dei Balzi Rossi; chi aveva già qualunque tipo di precedente, in totale 6 persone, ha ricevuto istantaneamente un foglio di via che obbliga a recarsi al comune di residenza in capo a uno o due giorni in quanto “elemento pericoloso per l’ordine e la sicurezza pubblica” e astenersi dal fare ritorno al comune di Ventimiglia per tre anni, onde evitare di “reiterare quei reati che creano allarme sociale”.

I 3 attivisti francesi, trascinati via brutalmente, sono stati dapprima identificati e rilasciati dalla gendarmerie, poi messi in garde a vue dalla polizia che li ha trattenuti al commissariato di Menton per dodici ore. I loro video sono stati cancellati e Medecins du Monde ha attestato le contusioni e le contratture accusate da uno di loro a seguito dei maltrattamenti ricevuti.

Al contempo apprendiamo che i membri dell’associazione francese “Au Coeur de l’Espoir” sono stati fermati dalla polizia mentre si recavano in stazione, sono stati trattenuti a loro volta in merito alla violazione dell’ordinanza cittadina che vieta di somministrare cibo ai migranti “per spirito di mera solidarietà”.

I poteri pubblici si rendono ormai conto della loro perfetta incompetenza nell’affrontare il fenomeno migratorio. Da decenni si cerca di gestirlo in modo sistematicamente improvvisato e emergenziale, colpendo la libertà di circolazione delle persone. In questa cornice il giro di vite sui migranti si fa espressione del cortocircuito in cui le istituzioni si sono incastrate: cortocircuito che si palesa qui a Ventimiglia nella forma del “Ping Pong”, così come dichiarato dal prestante gendarme incaricato di far sloggiare i migranti dai vagoni del regionale. Noi che ci troviamo ad osservare questa assurda partita, decidendo di stare tra una racchetta e l’altra, assistiamo a un dispiegamento delle misure repressive anche nei confronti delle realtà che esprimono solidarietà ai migranti senza limitarsi alla sola dimensione assistenziale. Aumenta la distanza tra la realtà delle persone in viaggio e le maglie strette di un sistema giuridico i cui provvedimenti sono brutali e inutili.

Noi continueremo a contestarli e a lottare per l’apertura di tutti i confini, continueremo a denunciare le deportazioni illegittime di migranti e le violenze a cui sono sottoposti, continueremo ad affiancarci alle persone in viaggio. Così come mari, deserti, e galere non fermano i migranti in viaggio, allo stesso modo non saranno certo i fermi o un pugno di indagini e provvedimenti amministrativi a fermare gli attivisti No Border. La lotta aperta questa notte a San Luigi è un passo in avanti nel nostro percorso ed è per questo che facciamo appello a quanti condividono le nostre ragioni a sostenere il presidio permanente di Ventimiglia e la lotta No Border in tutta Europa. Essere presenti a Ventimiglia, così come al Brennero, a Lampedusa o a Calais significa contribuire a sgretolare le frontiere di questa Fortezza Europa ormai in crisi. Un giorno sulle frontiere di quest’Europa balleremo, ricordando i tempi in cui ancora provavano a respingerci.

We are not going back!

Presidio Permanente No Border di Ventimiglia – 10/08/2015