MayDay MayDay. L’Exproprio tour arriva a Milano

expo2Il primo maggio Milano, la metropoli-vetrina che continua la sua trasformazione e deformazione in preparazione di Expo2015, sarà attraversata da un fiume di lavoratori e lavoratrici, precari e precarie, nativ* e migranti, studenti e studentesse, donne e lgbit, che non accettano l’imposizione di debito, sfruttamento e precarizzazione. Non solo, faranno di più. Per tre giorni dal 2 al 4 maggio con the NED (No Expo Days) riempiranno la città di suoni, immagini, voci, azioni, informazione e controinformazione, per rivendicare e riprendersi vecchi e nuovi diritti.

Mentre il velo che ci separa dall’Esposizione poco a poco si assottiglia, le opere inutili si moltiplicano: speculazione edilizia che devasta e modifica irrimediabilmente interi quartieri, vie di cemento chiamate “vie d’acqua” che distruggono i parchi cittadini, poteri speciali e deroghe che indebitano, privatizzano, “flessibilizzano”.

Expo2015 punta in alto ed il suo portato simbolico ed ideologico ha una dimensione nazionale ed internazionale. Centinaia di Stati parteciperanno, mostrando al mondo le loro “eccellenze”. Troviamo così Israele, che ha fatto fiorire il deserto (e gli affari del bio-tech) con l’acqua rubata ai palestinesi. Oppure la Russia di Putin, impegnata a difendere militarmente i suoi interessi “ambientali” (come il grande business del gas Gazprom). E non mancheranno multinazionali come Monsanto, che quotidianamente distrugge le realtà contadine con la sua politica “ambientalista” di mercato.

Le contraddizioni però esplodono e le opposizioni si moltiplicano. Abbiamo visto la risposta a più voci dei comitati No Canal che in questi mesi hanno impedito la trasformazione desolante che attendeva i parchi milanesi di Trenno, Pertini e delle Cave. La loro lotta che non si arrende ha dato senso e compiutezza a quella No Expo e a loro va tutta la solidarietà e il sostegno di chi difende ambiente e territori da devastazione, biocidio, piani di governo del territorio che rispecchiano solo le brame di pochi.

In questo solco è partito anche il tour di Exproprio, che nell’ultimo mese ci ha visti partecipi in prima persona e che non si fermerà certo con il primo maggio. Continua infatti la stagione dell’attacco ai beni comuni, al lavoro e ai diritti sociali, tra il ricatto del debito pubblico e la Troika che continua ad imporre austerità, tagli, privatizzazioni da una parte e patto di stabilità e corsa al pareggio di bilancio dall’altra.

I giovani e le giovani pagano moltissimo, complice la politica del nemmeno troppo nuovo premier, che a colpi di Jobs Act e decreto Poletti ha istituzionalizzato e benedetto l’aziendalizzazione dei luoghi della formazione e della produzione del sapere. Nonostante le dichiarazioni del ministro dell’economia Padoan, secondo cui tutto questo aiuterà la crescita occupazionale, la verità evidente a tutt* è un altra, cioè la precarietà è diventata normalità e la disoccupazione giovanile è ai massimi storici. Le dottrine sull’occupabilità e l’individualizzazione dei rapporti di lavoro, tradotte in provvedimenti sul lavoro a tempo determinato, apprendistato e “riforma” degli ammortizzatori sociali, impongono – tra l’altro – anche un radicale ripensamento delle forme di organizzazione sindacale cosi come si sono affermate e le abbiamo conosciute.
Contemporaneamente si continua a tessere all’ombra dei media il TTIP, il progetto di partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, che legherà a doppio filo il grande mercato Europa agli Stati Uniti, creando la più grande zona di libero mercato al mondo senza nessuna decisione democratica. Si ridistribuisce la ricchezza e si ridefiniscono le frontiere, militarizzando e rafforzando il razzismo. Mentre si fa finta di cancellare – differendolo nel tempo – il reato di clandestinità, la situazione non cambia affatto, anzi si aumentano gli stanziamenti di Frontex, la “guardia” della vecchia Europa che pattuglia i confini e il razzismo istituzionale segrega i lavoratori e le lavoratrici migranti ridisegnando le gerarchie della cittadinanza e dello sfruttamento. Dovrà però iniziare ora a misurarsi con l’opposizione crescente ai CIE, di cui purtroppo si continua a parlare a Roma come a Bologna e Milano, e agli scioperi dei settori della logistica, in particolar modo della Grande Distribuzione Organizzata, che negli ultimi mesi si sono raccontati da sé.

Come giovani e migranti, donne e lgbit sono i soggetti più esposti e che più hanno saputo rispondere ai continui attacchi in termini di reddito, salute, emancipazione, liberazione. Basta guardare alla neo-ministra della salute Lorenzin, che recentemente ha espresso le sue mire a “piani nazionali di fertilià” o alla situazione greca, dove la sanità è al limite del crollo a discapito della salute, a volte della vita, delle donne. Forze reazionarie, omo-transfobiche, estremiste e cattoliche, sostenute dalla crisi, hanno raccolto consensi ovunque, soprattutto in Francia e nello Stato Spagnolo, dove una legge integralista e liberticida rischia di far ricadere migliaia di donne nell’aborto clandestino. Eppure il grido dei movimenti femministi e lgbit si è levato forte anche in Italia, con “yo decido” prima e con avanzate rivendicazioni di audeterminazione e libera scelta consapevole poi.

Le mobilitazioni degli ultimi mesi rendono nuovamente evidente che un movimento ampio, unitario e radicato nei territori necessita di un lavoro continuo dal basso, fatto di esperienze e pratiche che aiutino l’autorganizzazione e l’opposizione alle politiche di austerità e di distruzione dei beni comuni, in una dimensione almeno continentale. Per questo e forti di questo aderiamo e parteciperemo alla mobilitazione europea lanciata da Blockupy Francoforte dal 15 al 25 maggio. Allo stesso modo il 17 maggio a Roma, insieme a tanti e tante altre, risponderemo ad un’Europa che si prepara alle elezioni parlamentari, per connettere le forze, le lotte e le esperienze, riappropriandoci di territori e diritti attraverso mutuo soccorso ed autorganizzazione, e per rivendicare una democrazia partecipativa e dal basso per tutt*.

articolo tratto dal sito communianet.org

Attenzione! Ri-scatta la città è stato rinviato… Stay tuned!

Da due settimane Ri-Make aveva lanciato un concorso aperto a tutta la città, per la realizzazione di un progetto espositivo dal titolo Ri-scatta la città. Da un anno a questa parte, infatti, Ri-Make porta avanti un progetto di recupero degli spazi abbandonati al degrado e alla speculazione edilizia. Sono stati tanti e creativi i contributi ricevuti in queste settimane da fotografi, videomakers, poeti, musicisti e artisti di vario genere, e non vediamo l’ora di condividere l’intero progetto con una grande iniziativa pubblica.

Per problemi tecnici la mostra non potrà essere presentata il 27 aprile, ma invitiamo chiunque non sia riuscito a partecipare al progetto a farlo in questi giorni e mettersi in contatto con noi tramite mail e profilo facebook. Abbiamo deciso infatti di definire come data di chiusura delle partecipazioni il 1° maggio: in questa giornata vi proponiamo di inviarci il materiale via web o di portarcelo fisicamente incontrandoci al carretto delle arance di Rimake e Rimaflow nel percorso della Maday 2014 e nelle giornate di inziative che seguiranno fino al 4 maggio. Sarà questo per noi un appuntamento in cui unire lo spirito della mostra con un’occasone per dare espressione collettiva alla trasformazione di questa città, di come possiamo cambiarla, ri-appropriarcene e ri-scattarla, a partire dalle nostre esigenze.

In questi giorni Rimake come sempre, continuerà a sostenere e partecipare alle lotte cittadine attive contro il modello Expo, da quelle dei precari del Comune contro l’uso del lavoro non pagato, a quelle del mondo della formazione in difesa dei luoghi del sapere, a quelle dei quartieri contro la devastazione dei parchi e dei territori.

Vi invitiamo a sostenere e a diffondere il progetto Rimake, a partecipare alla sua realizzazione, ma soprattutto ad aspettarvi nuove sorprese in città..

…”E se il mondo dovesse cadere, impareremo a levitare”.

RiScatta la Città! | Ri-Make Your City

10178417_10203569587983619_2024605378_nCome si trasforma la città verso Expo 2015
mostra collettiva di foto, video, immagini e parole

Milano – 386 giorni a Expo 2015

Una città dove c’è spazio solo per moda, finanza, e design, in un quotidiano bombardamento mediatico di messaggi e immagini che autoalimentano, alla sostanza, lo stesso concetto in varie sfumature: Milano è progresso, consumo, pulizia, chic, smart, flessibile, in crescita…

Ma Milano è davvero così? Come si è trasformata e si sta trasformando questa città, dentro le zone d’ombra, al di là della visione ufficiale che si afferma prepotentemente nelle strade, nei telegiornali, nei cartelloni pubblicitari?

Quali corpi, quartieri, vite sono nascoste dalla pennellata patinata di Expo?

Vorremo provare a costruire un racconto diverso, che faccia emergere tutte le contraddizioni della città vetrina e metta in mostra la parte nascosta, sfruttata ed esclusa della metropoli.

Immagini, video, parole che possano riappropriarsi della città, dei luoghi che viviamo tutti giorni, dei colpi subiti e sferrati, delle vite precarie e dimezzate, delle zone abbandonate e cementificate, delle memorie sepolte di quartieri gentrificati e delle r-esistenze sotterranee censurate e vilipese.

A chi espropria perennemente nel nome di Expo non solo territori ma la possibilità stessa di rappresentarli e raccontarli, vorremmo far convergere da tutti i punti di vista possibili un nuovo ri-scatto della città: #Exproprio!

Proponiamo a tutte e tutti coloro che vogliano partecipare a questo progetto autogestito, autofinanziato e autoprodotto di condividere le loro immagini, in qualunque forma esse siano (foto, video, disegni, poesie, racconti, ecc.), alla mail rimake@autistici.org o di portarcele direttamente contattandoci alla stessa e ovviamente per costruire assieme la mostra.

Tutto il materiale stampabile dovrà pervenire per una prima tranche entro il 23 aprile per poterlo stampare in tempo per la presentazione. Invitiamo tutte e tutti gli interessati a partecipare sul luogo all’autoproduzione del catalogo della mostra!

La mostra verrà inaugurata domenica 27 aprile alle ore 15:00.

Dove? Continua a seguirci!

www.rimake.noblogs.org
www.communianet.org

Milano, occupazione della Direzione Sanitaria di Niguarda

20140411_111434A Milano un segnale forte contro l’obiezione di coscienza e per l’autodeterminazione dei corpi: occupati stamattina gli uffici della Direzione Sanitaria di Niguarda, ospedale con la percentuale più alta di obiettori di coscienza a Milano.

Milano, 11 aprile 2014

Negli stessi giorni in cui gli integralisti cattolici sfilano per la città ostentando macabri crocefissi ornati di feti sanguinanti e chiedendo il ritorno dell’aborto clandestino, abbiamo deciso di “andare alla fonte” dei problemi che già ci affliggono -e che questi signori vorrebbero istituzionalizzare- e di stanare chi se ne rende complice quotidianamente, in particolare le direzioni sanitarie degli ospedali che:

  • continuano ad assumere personale obiettore di coscienza rendendo ogni giorno più difficile lo svolgimento del servizio IVG e drammatica e pericolosa la condizione delle donne che devono sottoporsi ad un aborto terapeutico
  • consentono l’obiezione anche per prestazioni su cui non sarebbe consentita (visite pre ricovero e pre-dimissioni, prescrizione della pillola del giorno dopo che NON è un abortivo, raschiamenti per emorragie conseguenti ad aborti spontanei ecc)
  • applicano all’accettazione del servizio IVG assurdi meccanismi di numero chiuso, inesistenti per qualunque altra prestazione medica, che obbligano le donne che devono abortire ad un drammatico percorso a ostacoli da un ospedale all’altro

Abbiamo deciso di dare un segnale forte contro tutto ciò, occupando simbolicamente la Direzione Sanitaria dell’ospedale Niguarda di Milano:

Perché Niguarda, feudo di Comunione Liberazione, è l’ospedale milanese con la maggiore percentuale di medici obiettori, che supera il 90%;
Perché è l’ospedale che ha dato pronta ospitalità agli integralisti cattolici di No194 che, sfrattati dalla Mangiagalli grazie alle nostre mobilitazioni, svolgono adesso qua davanti le loro maratone di preghiera contro aborto e eutanasia;
Perché qui in autunno è morta una donna in seguito ad una IVG e subito è stata messa una sordina alla notizia, che è sparita immediatamente dai media;
Perché ginecologi di questo ospedale partecipano ridacchiando a trasmissioni radiofoniche che dovrebbero parlare di scienza e in cui invece si sbertucciano con offese misogine e sessiste donne con malattie croniche invalidanti come l’endometriosi (è successo alcuni mesi fa a radio 105).

Come un mese fa a Roma le donne hanno occupato l’Ordine dei Medici, anche noi oggi siamo qui per chiedere una posizione chiara della direzione ma anche dei singoli medici operanti nel servizio pubblico, in merito a questi punti:

  • cessazione della presenza degli integralisti cattolici nel piazzale dell’ospedale
  • accesso libero e gratuito all’aborto per ogni donna, anche senza permesso di soggiorno, in qualsiasi struttura sanitaria pubblica e in qualsiasi momento. Il medico che obbietta si rifiuta di erogare una prestazione sanitaria e quindi di compiere il suo dovere
  • possibilità di scelta effettiva fra aborto chirurgico farmacologico (pillola ru486), in regime di day hospital
  • accessibilità senza obiezioni di sorta alla prescrizione e all’acquisto della pillola del giorno dopo
  • autonomia decisionale e partecipazione attiva di ogni donna a tutto il percorso nascita (gravidanza, parto, puerperio), con riduzione degli interventi medici ai soli casi di effettiva urgenza e necessità e comunque previo consenso libero e informato della donna
  • nessun* bambino deve subire interventi medico farmacologici non necessari o trattamenti chirurgici cosmetici su genitali sani solo perché “atipici”
  • depatologizzazione della condizione trans
  • riduzione delle liste di attesa e dei costi della perizia dei diversi servizi per la re-attribuzione chirurgica del sesso

Proposta di Delibera per il Consiglio comunale di Trezzano S.N.

comune-trezzano-per-articolo-ok-RiMaflow partecipa insieme alla Rete Communia al ‘FORUM PER UNA NUOVA FINANZA PUBBLICA E SOCIALE’ e alla Campagna per la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti. Da inizio aprile è in corso la Raccolta firme per proporre al Consiglio comunale di Trezzano sul Naviglio una Delibera di iniziativa popolare per la difesa dei Beni comuni, nella quale si richiede un esplicito sostegno all’esperienza di autogestione e ai progetti elaborati da RiMaflow.

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Proposta di Delibera di iniziativa popolare da presentare al Consiglio comunale di Trezzano sul Naviglio

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Il Consiglio Comunale di Trezzano sul Naviglio

 

PREMESSO

  • che la crisi globale, nella quale anche il nostro Paese si trova immerso ormai da diversi anni, ha provocato un drammatico impoverimento di ampie fasce della popolazione, sottoposte a perdita del lavoro, del reddito, della possibilità di accesso ai servizi, con preoccupanti segnali di diffusione di disperazione individuale e sociale;
  • che gli enti locali, essendo luoghi di prossimità degli abitanti, sono più direttamente coinvolti dalla drammaticità dei problemi e dei bisogni emergenti, con la necessità di mettere in campo interventi a largo raggio nel campo dei beni comuni, dei servizi pubblici, del welfare locale e della promozione di nuove opportunità di economia sociale territoriale;

 

CONSIDERATO

  • che le condizioni della finanza pubblica e gli impegni assunti in sede europea con il Patto di Stabilità e Crescita, nonché i vincoli, attraverso il Patto di Stabilità interno, posti ai vari livelli di amministrazione locale, rendono estremamente complicato fino alla concreta impossibilità, anche laddove ve ne siano le condizioni, ogni intervento volto a programmare finanziamenti in direzione delle necessarie politiche sociali e ad effettuare investimenti nel campo dei beni comuni, dei servizi pubblici e dell’economia territoriale, con la concreta possibilità di vanificazione della stessa funzione pubblica degli enti locali; 
  • che, con la vittoria referendaria del giugno 2011, la maggioranza assoluta del popolo italiano ha affermato la necessità del riconoscimento dell’acqua e dei beni comuni come beni universali, essenziali alla vita e alla dignità della stessa, e, come tali, da sottrarre ad ogni gestione basata su logiche di profitto e di mercato;
  • che, mentre fino al 2003, gli enti locali potevano, per i propri investimenti, avvalersi di prestiti a tasso agevolato da parte della Cassa Depositi e Prestiti, ovvero l’ente di raccolta dell’ingente risparmio postale dei cittadini, oggi tale possibilità è preclusa dalla trasformazione di Cassa Depositi e Prestiti in società privatistica, i cui interventi sono esclusivamente finalizzati alla redditività degli stessi e sempre più orientati a fungere da leva finanziaria per i grandi capitali interessati alle grandi opere, alla privatizzazione dei servizi pubblici locali e alla dismissione del patrimonio pubblico;
  • che Cassa Depositi e Prestiti negli ultimi anni ha ingenerato ingenti profitti che, in parte consistente, sono stati distribuiti come dividendi agli azionisti, a fronte di una difficoltà sempre maggiore per l’accesso al credito da parte degli enti locali, nel contesto della crisi e delle politiche fiscali restrittive imposte dallo Stato;

 

RILEVATO

  • che l’art. 47 della Costituzione incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme e ne promuove la destinazione a fini di interesse generale;
  • che gli investimenti finalizzati alla riappropriazione e gestione dei beni comuni -a partire dalla ripubblcizzazione del servizio idrico integrato, come disposto dal referendum del 2011-, alla tutela idrogeologica del territorio, alla messa in sicurezza del patrimonio pubblico e degli edifici scolastici, alla realizzazione di opere pubbliche finalizzate all’espansione dei servizi e del welfare locale; a garantire il diritto all’abitare e al sostegno all’occupazione e alla riconversione ecologica dell’economia sono essenziali per sostenere diritti e bisogni delle comunità locali e, dal momento che il privato non promuove tali investimenti perché non redditizi soprattutto nel breve termine,   possono svolgere un’importante funzione anticiclica producendo occupazione socialmente ed ambientalmente utile;
  • che i vincoli imposti dal Patto di Stabilità interno bloccano cifre importanti nei bilanci comunali, producendo avanzi di amministrazione e residui passivi che potrebbero essere usati per gli investimenti, impedendo agli Enti Locali, ed in particolar modo ai più virtuosi, di utilizzare le risorse a disposizione per la realizzazione di opere sempre più necessarie;
  • che in particolare il vincolo del 4% della spesa generale per il pagamento degli interessi sul debito non consente anche agli enti locali più virtuosi di accendere nuovi mutui, mentre i nuovi vincoli imposti dal Patto di Stabilità interno anche ai Comuni sotto i 5.000 abitanti collegano ulteriormente gli investimenti ai vincoli generali imposti sulla spesa corrente;
  • che, nonostante la radicale trasformazione cui è stata sottoposta la Cassa Depositi e Prestiti,rimane in vigore quanto stabilito dall’art.10 del D. M. Economia del 6 ottobre 2004 che così recita : “ I finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti rivolti a Stato, Regioni, Enti Locali, enti pubblici e organismi di diritto pubblico, costituiscono ‘servizio di interesse economico generale’ “.

 

RITENUTO

  • che non sono ulteriormente sopportabili politiche di austerità che scaricano gli oneri del peggioramento dei conti pubblici sugli enti locali, vanificandone la funzione pubblica e sociale, soprattutto d fronte al drammatico peggioramento della condizione di sempre più vaste fasce di popolazione;
  • che beni comuni come l’acqua, il territorio, l’energia e i rifiuti, i servizi pubblici essenziali come quelli deputati a garantire un welfare locale di qualità, e gli interventi per favorire un’economia sociale territoriale siano essenziali per le comunità locali e non possano in alcun modo essere sottratti alla stessa, condizionandone la fruizione da parte di tutti i cittadini e limitandone la piena partecipazione al loro governo e alla loro gestione democratica;
  • che l’esito referendario del giugno 2011 abbia reso evidente la volontà della maggioranza assoluta del popolo italiano in direzione della riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni, come beni da sottrarre al mercato e da consegnare alla gestione partecipativa delle comunità locali e territoriali; 

 

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA COMUNALE

1.   a sostenere i progetti di recupero industriale della ex Maflow, oggi fabbrica recuperata RiMaflow, finalizzati al riuso-riciclo di apparecchi elettrici ed elettronici, alla rimozione dell’amianto dalle coperture e alla collocazione di impianti fotovoltaici, nonché alle altre iniziative produttive e sociali avviate nello stabilimento (come da proposte consegnate al Commissario in allegato alla presente Proposta e dal valore indicativo)

2.    ad avviare un negoziato con il Governo e con CDP, eventualmente in concorso con altri enti locali, per rinegoziare i mutui in essere contratti prima dell’ingresso nell’area euro, con uno sconto di almeno 200 punti base (dal 5% di media esistente) al fine di poter accendere da subito nuovi mutui con CDP per investimenti necessari e urgenti, quali i possibili contributi a fondo perduto per acquisto macchinari e interventi sul sito ex Maflow a sostegno delle attività della Cooperativa RiMaflow o, in alternativa, ad avviare un negoziato con CDP per ottenere finanziamenti diretti a tasso agevolato e possibili contributi a fondo perduto a beneficio della Cooperativa RiMaflow in base ai progetti allegati

3.     più in generale, ad opporsi a ogni tentativo normativo di utilizzare le modifiche al Patto di stabilità interno per promuovere la vendita delle partecipazioni comunali nelle società di gestione dei servizi pubblici locali, favorendo processi di privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni, in netto contrasto con la volontà espressa dalla maggioranza assoluta del popolo italiano con il voto referendario del giugno 2011

4.    a rivolgere formale richiesta al Governo e al Parlamento di porre in essere provvedimenti normativi che prevedano l’immediata esclusione dal perimetro dei vincoli relativi alla definizione del Patto di stabilità interno di tutti gli investimenti finalizzati alla realizzazione dei servizi essenziali alla comunità e riconducibili alla categoria dei beni comuni

5.     a rivolgere formale richiesta al Governo e al Parlamento di porre in essere un provvedimento normativo volto a ripristinare, a partire dalla trasformazione in ente di diritto pubblico, l’originale funzione sociale di CDP quale ente finanziatore a tassi calmierati degli investimenti degli enti locali

6.    a sostenere l’utilizzo di CDP per il finanziamento su tutto il territorio nazionale della ristrutturazione e dell’ammodernamento delle reti idriche e per il sostegno finanziario ai processi di ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, in linea con l’esito referendario del giugno 2011

7.    a farsi portavoce in ogni sede istituzionale e in sede Anci affinchè vengano riscritte le regole del Patto di stabilità interno, a partire dall’inderogabile necessità di sganciare dai vincoli previsti tutti gli investimenti finalizzati ad espandere, rendere esigibili e fruibili i servizi pubblici essenziali e a garantire il welfare locale.

Pubblicato dal sito rimaflow.it