#NoCanal: comunque vada è già un successo

IMG_0762Pubblichiamo le riflessioni della rete Attitudine No Expo sulla vicenda NoCanal i cui sviluppi sono ancora aperti e non scontati, pur  potendo ad oggi avanzare un bilancio che vede nella resistenza all’opera inutile della Via d’acqua un successo dal punto di vista mobilitativo e della lotta dei comitati, dei collettivi e dei cittadini.

Sono giorni di attesa impaziente, questi, e al momento non sappiamo ancora come finirà la lotta NoCanal contro l’inutile, devastante e costosa Via d’acqua per Expo2015. Una cosa, però, è certa, ed è stata sancita lo scorso 25 febbraio dal Commissario Straordinario e A.D. di Expo Spa Sala, che la tratta sud dell’opera non si farà più e sarà sostituita da una soluzione idraulica, fuori dal perimetro dei parchi milanesi (Pertini, Trenno, Boscoincittà, Cave, Cividale) a causa delle proteste degli scorsi mesi. Ossia comitati, cittadini, attivisti NoExpo hanno messo in crisi la macchina operativa e l’immaginario di Expo. Solo tra qualche giorno sapremo la reale natura di questo “piano B” e se sarà un risultato in linea con le aspettative di chi si è mobilitato in questi mesi. Questo non solo è un risultato che sembrava impossibile solo cinque mesi fa, ma, soprattutto, sarebbe la prima volta, dopo anni, che a Milano una lotta popolare blocca e ribalta opere e trasformazioni urbane, e questo è un dato fondamentale e la risposta migliore a chi, anche in questa vicenda, ha provato a ricondurre il tutto alle compatibilità dei tavoli istituzionali, delle compensazioni o ridurlo alle vie legali dei ricorsi e degli esposti. Tutte strade che in anni più o meno recenti hanno sopito prima e sconfitto poi ogni tentativo di salvare il territorio da speculazioni e scempi con la partecipazione dal basso. La lotta paga, questo il messaggio che arriva dalla periferia ovest di Expopolis.

Viene premiata la tenacia di chi per settimane ha bloccato i cantieri fregandosene di sveglie all’alba e meteo ostile, resistendo ai tentativi subdoli di dividere e bloccare la lotta. Viene premiato il lavoro oscuro, spesso solitario, di chi non ora ha scoperto il bluff “Via d’acqua”, ossia gli attivisti e le attiviste della rete NoExpo e dei collettivi che la animano, che cantierizzavano Trenno o il Pertini due anni fa quando la propaganda di Expo continuava a spargere la credenza del canale navigabile, della grande opera leonardesca e le Istituzioni milanesi interessate, erano più preoccuapate a rassicurare i cittadini, che a dare reale informazione o stimolare partecipazione anche critica. Viene premiata la capacità di stare assieme, eterogenei, attivisti e cittadini, senza cadere nelle provocazioni, rivendicando e condividendo, tutti e tutte, pratiche e comportamenti.

In questa lotta abbiamo creduto, anche quando le sirene della trattativa, dei metodi “alla Virano”, sembravano aver rotto l’unità e frenato la mobilitazione, ma il rompete le righe, la divisione buoni/cattivi o moderati/estremisti non ha funzionato. Non ha funzionato il tentativo di spaventare e criminalizzare usando la lotta e le pratiche dei fratelli e delle sorelle NoTav come esempio negativo di quanto sarebbe accaduto a Milano se la lotta NoCanal fosse proseguita intrecciandosi a quei pericolosi soggetti. Abbiamo risposto con la determinazione e la creatività a questi messaggi, che hanno trovato i soliti media compiacenti ad amplificare e rilanciare. E con gli #spaventaruspe abbiamo dato sostanza all’anima popolare della lotta, sapendo che dove non sarebbero arrivati loro o la nostra presenza, sarebbe stato il vento a darci una mano nel fermare ruspe e cantieri.

Questi sono i fatti e se ancora non possiamo festeggiare (ma ci stiamo preparando) ci godiamo il dato che  la lotta NoCanal può essere positivo stimolo ed esempio per altre lotte e vertenze. Soprattutto questa volta è stato il calore dei corpi, l’entusiasmo e la determinazione della lotta a far perdere un pezzo al megaevento, completando quell’opera di smontaggio pezzo dopo pezzo del progetto Expo2015, che le liti interne al sistema di potere, la spending review, i ritardi e la pioggia (tifiamopioggia è uno dei nostri hashtag preferiti) avevano già avviato. Proprio nelle stesse ore, in ordine sparso, tramontava l’idea di avere anche solo due fermate della m4, sulle infrastrutture restano dubbi e la Zara-Expo è ancora sulla carta (per fortuna), Paesi che iniziano a ripensarci e i milanesi che scoprono (e iniziano a incazzarsi) la bruttura chiamata Expogate, che trasformerà la storica prospettiva da Cordusio al Castello.

Avevamo detto e scritto che quando l’immaginario e le parole avrebbero lasciato spazio alla materialità delle opere i territori non sarebbero stati fermi ad assistere a scempi e sprechi e così è stato, così come avevamo messo in conto che, appena si  fosse alzato il livello della mobilitazione  contro Expo sarebbe scattato l’allarmismo e il  paragone Valsusa usato in modo minaccioso a spaventare e allontanare i cittadini dalla partecipazione. Questo non ci spaventa, anzi ci piace pensare al parco di Trenno come a una piccola Clarea, proprio perché abbiamo respirato lo stesso clima e la stessa volontà di lotta e perché, come abbiamo detto più volte, a lotte comuni vocabolario comune.

Con questo spirito abbiamo attraversato la lotta NoCanal e, grazie ad essa, oggi sicuramente è cresciuta nei milanesi la consapevolezza che Expo2015 non sarà una grande opportunità, semmai hanno toccato con mano la concretizzazione della triade debito-cemento-precarietà che abbiamo indicato come matrice simbolica e sintetica dell’eredità del grande evento.

Con lo stesso spirito, abbiamo la consapevolezza che la Via d’acqua è solo una delle declinazioni delle lotte territoriali metropolitane che intrecciano e contrastano dinamiche e tentacoli di Expo, forti, però, del fatto che da oggi ci sentiamo meno soli e che la città è pronta ad aprire le ostilità all’inutile e ingombrante rassegna. Ormai la vetrina dei rendering e la propaganda mediatica non bastano più, la nave Expo fa acqua, se possibile, più di prima, e più di quanta ve ne sia ad allagare il sito rallentando i lavori. Compito nostro sarà non fare affogare il nostro territorio, ma la banda di mercatari che lo vuole impacchettare e svendere al peggior offerente.

Stay tuned